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Firenze, 6 dicembre 2003
Isolotto.net nasce con l'idea di dare spazio ai contributi ed alle iniziative che nascono da questo quartiere e non solo; un piccolo portale vocato alla comunicazione locale, dove siano privilegiate socialita', informazione non ridondante, arte e fantasia.

Aggiornamento: 27 ottobre, ore 10:00
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Ci avviciniamo al 6 novembre...
6 novembre 2004: 50esimo anniversario dell'Isolotto, prima "città satellite" d'Italia.



Firenze, Isolotto - l'attuale via dei Ligustri, nel 1954



Segue dal 25 ottobre:

... le spese generali non superarono il 2,50% del totale.

Furono avviati 20.000 cantieri per un totale di 102 milioni di giornate lavorative, corrispondenti all'impiego di 40.000 edili, costruiti 355.000 alloggi per quasi due milioni di vani, un ritmo di 500-700 alloggi ogni settimana. Gli aspetti architettonici e urbanistici del piano Ina-Casa furono diretti centralmente da Arnaldo Foschini, uno dei fondatori delle facoltà di architettura italiane (1919-1921), docente a Roma, dal 1914 fino al 1954 quando lascio a Saverio Muratori. Tra i suoi allievi aveva avuto Luigi Moretti, Adalberto Libera, Mario Ridolfi, Ludovico Quaroni. Egli assunse nel 1949 la responsabilità enorme di organizzare e guidare la Gestione Ina-Casa per l'intera durata della Lege per il Piano di incremento Occupazione operaia. Poi andò alla presidenza dell'ISES fino al 1966.

Dalla sua stanza di via Bissolati a Roma diede impulso ai progetti riuscendo nella difficile impresa di convincere gli uomini del Comitato di Attuazione del Piano Fanfani, guidati dall'Ingegnere Filiberto Guala, poi diventato Fratel Filiberto della Trappa, che non era il caso di procedere con uno o pochissimi progetti tipo, da realizzare migliaia di volte in ogni contrada italiana, come quegli uomini avrebbero voluto fare sulla base di una concezione produttivistica dell'economia progettuale.
Continua...



Cinquant'anni fa le prime case

ecco l'avventura dell'Isolotto

di Maria Cristina Carratù

Repubblica, 10 aprile - Firenze Cronaca, pagina X

 

“Un miraggio, un sogno”. Bambini sorridenti, madri con le lacrime agli occhi.

Per le masse di sfollati, senza tetto, profughi, rimpatriati, che anche nella Firenze del dopoguerra costituivano un esplosivo problema sociale, il 6 novembre 1954, giorno di consegna delle prime case dell’isolotto, fu una data storica.

Erano passati 5 anni dalla cosiddetta Legge Fanfani (che fissava “provvedimenti a sostegno dell’occupazione anche con la costruzione di case per i lavoratori”), e il sindaco La Pira si era a lungo battuto per ottenere a Firenze la sua parte. Con comprensibile orgoglio, dunque, nell’ottobre ’55 poté portare i sindaci delle capitali del mondo, a Firenze per un convegno, a fare un giro nel quartiere appena inaugurato, dove migliaia di famiglie di operai, artigiani, maestri, dipendenti delle forze armate, profughi istriani, immigrati dal sud, rimpatriati greci ed albanesi, ex contadini, tutti con un lavoro, magari agli esordi, ma privi del bene primario di un’abitazione, avevano ricominciato a vivere.


“C’era una miseria enorme” ricorda don Enzo Mazzi, che nel ’54 approda all’Isolotto mandato dal Cardinale Elia della Costa, “ma anche una straordinaria vitalità. Non si vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle la tragedia, e di costruire in pace il domani”.

Un clima storico speciale, su cui si innesta, dando luogo a una sorta di “miracolo urbanistico” di cui tutt’oggi si avvertono gli effetti (la “tenuta sociale” dell’Isolotto rispetto alle altre periferie della città, rivelata da un indagine della Fondazione Michelucci), il progetto di villaggio firmato da architetti di eccezionale livello, da Michelucci, Gamberini, Fagnoni, a Del Debbio, Vaccaro, Poggi, Tiezzi. “Miracolo” ora ricostruito per la prima volta in tutta la sua portata, per iniziativa del Quartiere 4, nel libro di Daniela Poli (con Lisa Ariani) Storie di quartiere – la vicenda INA CASA nel villaggio Isolotto a Firenze (Polistampa), che ripercorre l’intera storia dell’Isolotto: dalla legge Fanfani; agli espropri dei terreni, “ricchissimi di attività gli orti, i campi, le discariche che davano lavoro a spazzaturai e cernitori”, e di antichi manufatti rurali; all’avvio dei cantieri fino alla consegna dei 1.600 nuovi alloggi (9000 vani).


“Mentre dappertutto si puntava sui casermoni e, in seguito, prenderà piede un’architettura di tipo solo funzionale”, spiega l’autrice, “all’Isolotto, ispirandosi piuttosto al modello delle new towns inglesi, si fanno case vernacolari, piccole, basse, diverse luna dall’altra, che facilitano le relazioni, i contatti, e subito una chiesa, un portico”.
Anche i materiali, i colori, e il verde che “cuce” le parti dell’edificato, richiamano l’antico paesaggio, e insomma l’immagine finale è quella di una “città nella città”, dove, diceva La Pira (e prevedeva lo stesso piano dell’INA Casa), “rapporti sociali e convivenza dovevano essere i primi risultati da ottenere”. E se è vero che ancora per anni mancheranno i servizi cruciali – bus, scuole – “sarà proprio la forte mobilitazione per ottenerli”, ricorda la Poli, “a cementare la coesione sociale, a tutt’oggi valolre aggiunto dell’Isolotto”. La modernizzazione economica, obiettivo della stessa legge Fanfani, trova così a Firenze “una cornice urbana capace di assorbirne le asprezze”.





Firenze, Isolotto - la chiesa, di notte




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