Strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano, in Piazza Fontana.
Una bomba innescata con un timer dentro una cassetta di metallo messa poi dentro una cartella, piazzata nel centro del salone affollato di clienti, deflagra, uccidendo 16 persone e ferendone altre 90. L'atto terroristico avviene alle 16,37 a Milano; un'altra valigetta con un'altra carica inesplosa viene ritrovata alla Banca Commerciale di Piazza della Scala; mentre a Roma contemporaneamente una bomba scoppia alla Banca Nazionale del lavoro in via Veneto, provocando 16 feriti; un'altra sull'Altare della Patria, e un'altra ancora al Museo del Risorgimento
12 DICEMBRE - Strage alla Banca dell'Agricoltura di Milano a "Piazza Fontana".
Una bomba innescata con un timer dentro una cassetta di metallo messa poi dentro
una cartella, piazzata nel centro del salone affollato di clienti, deflagra,
uccidendo 16 persone e ferendone altre 90. 13 DICEMBRE - Sono solo passate 24 ore dall'esplosione. FORLANI, l'uomo nuovo della DC appena eletto segretario, ha già delle certezze, e dal giornale della DC, Il Popolo, è lui a indicare a tutti gli uomini politici la direzione da prendere "Dopo questa tragedia è grottesca la pretesa che uno stato democratico debba limitare la propria presenza e le forze di polizia". Sono frasi che dichiarano una "guerra", e se in giro c'erano delle
teste calde, queste diventarono bollenti. Ma sembra anche un rimprovero fatto
a qualcuno, come vedremo più avanti. Ma questo lo pensava anche la stessa destra (parlamentare o no), e intuì
che gli anarchici arrestati non c'entravano proprio per nulla, e nemmeno la
vera sinistra extraparlamentare. Ai vertice degli organismi d'indagine (della
vecchia destra storica, quella d'anteguerra) venne anche il dubbio (ma anche
la certezza) e nello stesso tempo il panico che erano stati gli estremisti ribelli
di quella estrema destra impazzita, le irriducibile teste calde che giocavano
con il fuoco, con le bombe da medioevo, e che operando così da scellerati
non stavano di sicuro facendo un favore alla destra. Negli esecutori ci potevano essere invece tutti; elementi di estrema destra, di estrema sinistra, maoisti, anarchici, riuniti in una grande melma ideologica inculcata da "professori" che più che politicizzare le menti di alcuni giovani le plagiavano per formare una associazione a delinquere (teppisti) visti gli sviluppi e gli obiettivi che scelsero, che con la politica nazionale (con la nuova realtà del Paese - allo sbando, i politici ma non gli italiani) e con quella internazionale avevano nulla a che vedere perchè c'erano sul fuoco altre pentole che bollivano e l'Italia negli anni '70 non era nello scacchiere internazionale un grosso problema. Non era nulla! Ma soffermiamoci anche sul vero e proprio attentato. Chi è un esperto di esplosivi e prepara migliaia di cariche con centinaia di tecniche per gli impieghi più diversi (chi scrive è un competente!) lo fa con la massima sicurezza che queste manipolazioni richiedono. Non fallisce una sola volta (lo sbaglio non è un semplice errore ma è un suicidio): ma è anche certo che non adopera gelignite! Esplosivi che nessuno con un po' di esperienza oserebbe toccare. Sono esplosivi estremamente delicati da maneggiare, da trasportare e da usare. Li fabbricavano nel 1880, e dalle prime descrizioni che ne fecero i giornali (ma bastava vedere la fotografia per capire ad un occhio esperto di esplosivi) sia delle cariche scoppiate che di quelle inesplose, che si trattava di gelignite. Un esplosivo non comune, nemmeno piu' in circolazione da anni. E' un esplosivo che supera in potenza la dinamite e il Tnt (trinitrotoluene). Ha una caratteristica, che resiste all'acqua; veniva una volta impiegato in operazioni sottomarine, da competenti però. Questo semplice toluene fu impiegato nella prima e seconda guerra mondiale per carenza di trinitro, ma non di rado le navi saltavano in aria con questi esplosivi a bordo; l'ultima fu la Texas city nel 1947 in tempo di pace (quelle saltate in tempo di guerra nemmeno si contano - si tace). Da allora fu messo non solo al bando e non più usato, ma distrutto, perchè averlo in deposito è come avere perennemente una tanica di benzina vicino alla stufa accesa. E la stufa per la gelignite è l'umidità dell'aria, perfino una piccola variazione termica ambientale. Portandola da Milano a Roma, o da Venezia a Milano, lo sbalzo termico può benissimo farla esplodere. La gelignite ha una notevole sensibilità al calore, agli urti e allo sfregamento, quindi per l'alto rischio di manipolazione nel trasporto e impiego non venne più usata. E nemmeno conservata perchè la reazione autocatalitica viene accelerata dagli stessi ossidi d'azoto prodotti per decomposizione, diventa quindi pericolosa: sia per la sua sensibilità e sia per la sua instabilità chimica. Essendo miscugli fatti col 92-94% di nitroglicerina, sola o mista al nitroglicol e alla nitrocellulosa, anche con piccole variazione di temperatura ambiente, l'esplosivo subito trasuda e presenta la pericolosità propria della nitroglicerina. La gelignite ha infatti per la sua composizione il grande difetto di assorbire umidità dall'aria che fa accelerare ancora di più l'instabilità chimica. Si salta cioe' in aria. Al più blando ma sicuro TNT la potenza della gelignite è però di molto superiore e devastante, come fu quella di Piazza Fontana. Bastava vedere la fotografia sui giornali per capire di che tipo di esplosivo si trattava, almeno per chi ha l'occhio abituato a vedere gli effetti di migliaia di ordigni in qualsiasi ambiente vengano impiegati. Insomma chi adoperava questi esplosivi, non era un esperto, non conosceva la
pericolosità del materiale, ne' sapeva come usarlo. Da escludere quindi
che apparati dello Stato avessero impiegato o fornito tale materiale. Si può
pensare una sola cosa, a un groviglio melmoso dove rimasero impantanati degli
sprovveduti ragazzini col delirio di potenza, ma molto ignoranti. Perfino Feltrinelli
in seguito pagherà cara questa negligenza, che ricorda i cacciatori di
frodo sulle coste marine, dove ogni tanto qualcuno ci lascia o le mani o le
penne (per ignoranza). 15 DICEMBRE - Due giorni dopo viene arrestato GIUSEPPE PINELLI un anarchico,
di professione ferroviere, con l'accusa di essere lui l'autore della strage.
Con lui viene arrestato anche un altro anarchico PIETRO VALPREDA, un ballerino,
con la stessa accusa di essere l'esecutore materiale della strage. Unico indizio
per incolpare Pinelli il fantomatico riconoscimento di un tassista che gli aveva
dato un passaggio e che lo aveva atteso all'angolo. 16 DICEMBRE . ....Pinelli in circostanze che non sono mai state chiarite del
tutto, cade dal quarto piano e si sfracella nel cortile interno della Questura,
dove stava sostenendo un interrogatorio con il commissario LUIGI CALABRESE.
Contro il funzionario si scatena tutta la stampa dell'estrema sinistra, e soprattutto
quella di Lotta Continua di Sofri. Il giornale esprime una opinione "molto
diffusa" nella sinistra, e accusa il commissario Calabresi di avere ucciso
Pinelli scaraventandolo dalla finestra. Ma siamo solo alle prime battute. Nell'agosto
'71, la Procura della Repubblica invia due avvisi di reato per la morte di Pinelli
a Calabresi e al questore Allegra dell'ufficio politico della Questura di Milano
e a tutti i presenti in quella famosa stanza durante l'interrogatorio dell'anarchico.
La campagna dei colpevolisti contro Calabresi diventa rovente, vengono fatte
anche delle manifestazioni ostili; fino al momento in cui il 17 maggio 1972
il commissario verrà assassinato sull'uscio di casa. 21 DICEMBRE - Dopo quattro mesi di lotte, scioperi, vertenze, occupazioni,
e manifestazioni non sempre tenute sotto controllo come abbiamo visto in questi
lunghi mesi, finalmente il giorno 8 novembre era stato firmato il contratto
degli edili; il 7 dicembre quello dei lavoratori dell'industria chimica; e in
questo 21 viene firmato il contratto nazionale tra sindacati metalmeccanici
e la Confindustria dove si stabilisce aumenti salariali uguali per tutti, un
limite agli straordinari, diritti di assemblea sindacale, 40 ore di lavoro e
si riducono le differenze fra operai e impiegati su alcuni aspetti della sanita'.
Inoltre si è ottenuto la scuola materna statale per tutti. Anche nel commerciale le aziende stanno decentrandosi con strutture indipendenti (concessionarie autonome). Nella produzione, le grandi, per accessori e parti staccate ricorrono all'esterno, a una moltitudine di piccole aziende (subfornitori) a conduzione familiare che lavorano a basso costo di manodopera, con un alta evasione fiscale, ignorando gli oneri sociali e previdenziali e quindi con nessuna (per molti anni) conflittualità sindacale all'interno; e molti fanno lavorare in nero senza avere quelle mille difficoltà in cui si dibattono le grandi imprese; e spesso non rispettando nessuna norma di protezione dei lavoratori che impiegano. Altro vantaggio è che nascendo queste piccole imprese in zone a forte tradizione contadina -ora in declino a causa della meccanizzazione ma soprattutto perchè emarginata da decenni e secoli- il facile reclutamento di personale in loco consente di avere a costi molto bassi la manodopera. E' la Terza Italia che sta nascendo e la crisi del 1968 e del 1969 nelle grandi imprese è la fortuna delle piccole imprese che si stanno mobilitando in tutto il Paese trasformandolo completamente. Un'altra Italia. Per alcune zone non sta finendo un decennio, sta iniziando un nuovo secolo, perfino una nuova era. E' in atto una grande mutazione ambientale, economica e sociale. In 30 anni nel Veneto le aziende diventeranno pari come numero a quelle aperte in venti secoli, altrettanto i fabbricati di ogni genere costruiti, saranno pari a quelli realizzati in 2000 anni. Lo stesso fenomeno in molte altre località del Paese. Termina comunque un anno critico. Ma ne inizia un altro inquietante che purtroppo
non sarà isolato, ne seguiranno e sempre in escalation altri dieci di
anni; il decennio più oscuro d'Italia.
da: Cronologia.it |