Vi propongo, così come l'ho trovata, la prima cosa che ho letto su Indymedia
stasera. Si parla dell'intervento italiano in Iraq. di Marco C. Mentre in Iraq continua lo sterminio senza fine, l’ecatombe di un popolo che mai avrebbe voluto vedere da vicino la vera faccia della “democrazia”; mentre l’egoarca a stelle e strisce, forte della propria edacità si effonde con sempre maggiore violenza in un genocidio per il quale mai ci potrà essere perdono, da noi in Italia, il ministro Frattini asserisce con sciolta noncuranza come “non si tratti assolutamente di guerra e sia azione irresponsabile ritirare i nostri soldati”. Impossibile non restare basiti dinanzi a parole così imbevute di mistificatorio
pressappochismo. L’ostinazione indisponente con la quale il governo e purtroppo anche una parte di quella che dovrebbe essere l’opposizione, continuano a spacciare i mercenari tricolore sotto le mentite spoglie di una missione umanitaria è al contempo disarmante ed offensiva quasi quanto il riso sardonico della patetica star di Porta a Porta. I mercenari italiani, raccomandati e superpagati (ma nessuna cifra potrà mai valere la vita di un ragazzo di vent’anni), non si trovano in Iraq per costruire asili e dare pacche sulle spalle ai poveri orfanelli, come la consorteria che da noi gestisce il potere continua a ripetere mentendo spudoratamente anche di fronte all’evidenza dei fatti…. …..I soldati italiani fanno parte di una coalizione che opera sotto comando
americano, occupa in armi il territorio di uno stato sovrano, uccide, strazia,
bombarda, annienta e quegli orfani continua a crearli giorno dopo giorno, quando
non sono i bambini stessi le vittime dei massacri. Sono ragazzi addestrati e pagati per combattere (anche se quei morti credo resteranno per molto tempo a turbare i loro sonni) in difesa della propria patria, proiettati invece, contro i dettami della nostra costituzione in un’assurda e sanguinaria guerra di conquista. In Iraq non è in corso un’operazione antiterrorismo ma una carneficina
senza fine e senza senso.Gli iracheni, abbiano essi imbracciato o meno un fucile,
sono uomini, né più né meno di come lo siamo noi occidentali.
Tutti coloro che asseriscono non ci ritireremo mai e che ancora si ostinano, dando sfoggio della propria demente ecolalia, a sostenere la necessità del nostro contingente mercenario, quale contributo ad una pace che esiste solo nell’immaginario collettivo di chi si rifiuta di guardare in faccia la realtà, non fanno altro che aggiungere vergogna alla vergogna. Seguiti a ruota nell’ignominia da chi si schiera a favore di un futuribile
ritiro a giugno delle truppe, di fantomatici mandati dell’ONU e di ogni
altro escamotage che giustifichi il protrarsi della nostra presenza in armi
sul suolo iracheno.
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