Vi propongo, così come l'ho trovata, la prima cosa che ho letto su Indymedia stasera. Si parla dell'intervento italiano in Iraq.
L'autore è praticamente anonimo e talvolta si compiace di parole inconsuete; ma leggete e fatevi la vostra idea.


di Marco C.

Mentre in Iraq continua lo sterminio senza fine, l’ecatombe di un popolo che mai avrebbe voluto vedere da vicino la vera faccia della “democrazia”; mentre l’egoarca a stelle e strisce, forte della propria edacità si effonde con sempre maggiore violenza in un genocidio per il quale mai ci potrà essere perdono, da noi in Italia, il ministro Frattini asserisce con sciolta noncuranza come “non si tratti assolutamente di guerra e sia azione irresponsabile ritirare i nostri soldati”.


Impossibile non restare basiti dinanzi a parole così imbevute di mistificatorio pressappochismo.
Non sappiamo che idea abbiano della guerra quel salapuzio di Silvio Berlusconi ed i suoi dipendenti, ma se c’è qualcosa che appare lapalissiano a qualunque persona osservi i fatti in buona fede è come la guerra in Iraq non sia mai finita e si manifesti in queste settimane più sanguinosa che mai.

L’ostinazione indisponente con la quale il governo e purtroppo anche una parte di quella che dovrebbe essere l’opposizione, continuano a spacciare i mercenari tricolore sotto le mentite spoglie di una missione umanitaria è al contempo disarmante ed offensiva quasi quanto il riso sardonico della patetica star di Porta a Porta.

I mercenari italiani, raccomandati e superpagati (ma nessuna cifra potrà mai valere la vita di un ragazzo di vent’anni), non si trovano in Iraq per costruire asili e dare pacche sulle spalle ai poveri orfanelli, come la consorteria che da noi gestisce il potere continua a ripetere mentendo spudoratamente anche di fronte all’evidenza dei fatti….

…..I soldati italiani fanno parte di una coalizione che opera sotto comando americano, occupa in armi il territorio di uno stato sovrano, uccide, strazia, bombarda, annienta e quegli orfani continua a crearli giorno dopo giorno, quando non sono i bambini stessi le vittime dei massacri.
I soldati italiani che martedì mattina hanno assassinato 15 persone in quel di Nassiriya non sono una forza di pace né stanno intrattenendo un corso di “pace keeping” con finalità umanitarie.

Sono ragazzi addestrati e pagati per combattere (anche se quei morti credo resteranno per molto tempo a turbare i loro sonni) in difesa della propria patria, proiettati invece, contro i dettami della nostra costituzione in un’assurda e sanguinaria guerra di conquista.

In Iraq non è in corso un’operazione antiterrorismo ma una carneficina senza fine e senza senso.Gli iracheni, abbiano essi imbracciato o meno un fucile, sono uomini, né più né meno di come lo siamo noi occidentali.
Uomini ai quali è stata bruciata la casa, annientata la famiglia, tolto il lavoro, calpestata ogni dignità.
Uomini che noi ci permettiamo di giudicare imbarbariti e incivili qualora manifestano il proprio odio nei nostri confronti.
Uomini ai quali abbiamo ritenuto giusto imporre la nostra “democrazia” fatta di bombe all’uranio, di missili, di elicotteri Apache, di carri armati, di morte e disprezzo.
Uomini che abbiamo calpestato in virtù della nostra sfrenata egolatria che ci porta a considerarli solo carne da macello, quasi unicamente alla razza eletta fosse dato il privilegio di avere un’anima.
Uomini ai quali, forti della nostra supponenza, pretendiamo d’imporre la nostra cultura e la nostra religione mediante l’uso delle armi.
Uomini che abbiamo ricacciato indietro nei secoli fino al medioevo, regalando loro per gli anni a venire un territorio radioattivo come i dintorni di Cernobyl.

Tutti coloro che asseriscono non ci ritireremo mai e che ancora si ostinano, dando sfoggio della propria demente ecolalia, a sostenere la necessità del nostro contingente mercenario, quale contributo ad una pace che esiste solo nell’immaginario collettivo di chi si rifiuta di guardare in faccia la realtà, non fanno altro che aggiungere vergogna alla vergogna.

Seguiti a ruota nell’ignominia da chi si schiera a favore di un futuribile ritiro a giugno delle truppe, di fantomatici mandati dell’ONU e di ogni altro escamotage che giustifichi il protrarsi della nostra presenza in armi sul suolo iracheno.
Anziché preoccuparci di presidiare 13421 obiettivi sensibili fingendoci vittime del terrorismo islamico che a tutt’oggi in Italia non è stato responsabile neppure di un ferimento lieve, occorre ritirare subito e non a giugno uomini ed armi dal suolo iracheno.
Occorre ritirali subito non per codardia o per manifesta paura di ritorsioni terroristiche, bensì perché stanno combattendo una sporca guerra di conquista che non ci appartiene, né mai ci apparterrà.