Bush festeggerà in Europa gli americani uccisi da suo nonno!


di mazzetta - Indymedia 1 giugno 2004

 La vera vergogna delle visite di Bush ad Anzio ed in Normandia.

Bush a Roma sarà contestato, lo stesso avverrà in Francia, logica conseguenza dello scarso gradimento della politica che il presidente ha condotto in Iraq e nel mondo negli ultimi due anni.
In realtà, che sia un Bush a festeggiare la vittoria della Seconda Guerra Mondiale, dovrebbe disgustare prima di tutto gli americani.
E’ scritto negli atti ufficiali del Congresso americano, è una verità storica acquisita ed accettata, che il nonno di Bush fosse tra i più grandi sostenitori del nazismo, non in senso ideologico, ma materiale.

 



L’aspetto ideologico vorrei trascurarlo, per quanto anch’esso sia confermato da particolari quali la passione ed il sostegno che i Bush hanno dato a poco simpatici fenomeni come il movimento eugenetico (selezione della razza) fin dal novecento, lasciando agli atti anche voti che portarono alla sterilizzazione coatta di numerosi cittadini americani.

Quello che negli Usa viene sistematicamente trascurato, forse volutamente, sui media come nelle dichiarazioni dei singoli, fossero pure avversari al livello di Kerry, è la totale incompatibilità morale di un Bush con un tale genere di manifestazione.
Non è giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli, ma se il Papa ha sentito il dovere di scusarsi per crociate ed inquisizioni, ben dovrebbe scusarsi George Dabliu per le colpe del nonno, prima di calcare le spiagge di Anzio e di Omaha Beach. La famiglia Bush ha mantenuto una precisa identità, e legami di ferro con altre famiglie americane dello stesso livello attraverso oltre un secolo, prestandosi a divenirne la rappresentanza politica, o meglio, la forza di occupazione del gruppo nella politica americana.

Il nonno di Bush è stato condannato, sia pure blandamente, e la Union Bank della quale era presidente liquidata, per aver sostenuto il nazismo attraverso la partecipazione nella . Consolidated Silesian Steel Co (La compagnia che gestiva le industrie attorno ad Auschwitz, nelle quali venivano impiegati i deportati) e nella United Steel,
Il clamore che dovrebbe suscitare tale fatto, sta tutto nei numeri e nella loro spietatezza, i numeri parlano, nel 1945 il Dipartimento del Tesoro rivela che la United Steel ha prodotto le seguenti percentuali del materiale bellico utilizzato dai nazisti, le consegne del quale termineranno solo nel 1942:

acciaio 50.8%,
tubi e raccordi 45.5%,
stagno 41.4%,
lamiera galvanizzata 38%,
esplosivi 35%,
cavi 22.1%.

La Union Bank finanzio’ le maggiori imprese industriali della Germania nazista, ben oltre l’inizio della guerra, compartecipazione nella I.G.Farben, nella Hapag-Lloyd, sequestrata dalle autorità americane. Pesante la collaborazione della Standard Oil dei Rockfeller in società con tutti gli altri citati che rifornivano i nazisti di combustibili e gas.

Seguono accuse di cospirazione per le famiglie Dulles, Farish ed Harriman; in effetti il gruppo si rivela, fin dagli anni trenta, la vera levatrice economica delle potenza industriale tedesca, sostenendo anche sulla stampa le buone ragioni dei tedeschi fino a poco prima dell’entrata in guerra degli Usa. Tutti soci di Prescott Bush sempre socio in queste avventure, il quale mai pentito, nel 1950 ancora supportava il progetto eugenetico americano.
Si salvano tutti con ridicole multe, gli storici giustificano questo evento con la necessità di non danneggiare lo sforzo bellico, le loro industrie dovevano produrre per gli Usa a quel punto, doppio guadagno ed intoccabilità.

Non risulta che nessun altro, nella famiglia abbia mai fatto pubblica ammenda per questi fatti, che non sono semplici opinioni politiche, ma veri e propri tradimenti del proprio paese; non dette segno il padre di Dabliu, George I, che ancora nel 1972, arrivando a capo del partito Repubblicano, creò una struttura di controllo del GOP affidandola ad ex nazisti fuggiti dall’Est europeo.
Non ha dato segno di pentimento neppure l’attuale Bush, che tace sull’argomento e pone corone e si mostra accanto ai soldati, ai quali dovrebbe legittimamente correre qualche brivido per la schiena. I media non opinano, eppure sono fatti di pubblico dominio.

E’ assolutamente realistico affermare che Prescott Bush abbia contribuito ad uccidere molti più americani durante la Seconda Guerra Mondiale, di quanti iracheni abbiano “terminato” suo figlio ed il nipote in due guerre.

I reduci americani, dovrebbero essere i primi a sentirsi offesi di fronte una tale incongruenza.
Un grande paese dovrebbe essere in grado di guardarsi dentro, ai tedeschi, per esempio, ha fatto molto bene.
Negli Usa, invece, questi fatti appartengono alla storia non “battuta” dai media, riservata a pochi avventurieri.

Questi storici solitari spaziano dall’interpretazione ultracomplottista di una “cupola” economica ai vertici della quale siedono da oltre un secolo poche selezionate famiglie, dai Bush ai Rockfeller, passando per gli Harriman ed i Farish, che durante la seconda guerra mondiale rifornivano i nazisti di combustibili e gas (ad un discendente dei Farish, George I affiderà la gestione del proprio patrimonio all’atto della sua elezione nel 1989, a testimonianza di immutata fiducia attraverso le generazioni.), alle ipotesi degli storici di destra che vi vedono l’espressione di un capitalismo “internazionalista” americano, dove l’internazionalista intende che il gruppo consideri il mondo come un teatro sul quale giocare le proprie strategie economiche, anche a costo di scatenare conflitti, ovviamente in nome della libertà e dell’interesse degli States.
I fatti restano nella loro cruda evidenza, il nipote scemo di Prescott Bush terrà un sermone ringraziando gli uomini che suo nonno ha contribuito direttamente a massacrare.
Mentre loro morivano, lui cospirava imponentemente ai danni del paese armando i tedeschi.
Ancora una volta, nel corso della storia, ingenui soldati sono morti per nulla, il vincitore reale balla sulle loro tombe e si fa beffe del loro idealismo. Armiamoci, partite, arricchiteci.

Chi guadagna negli States con la guerra in Iraq? Non è una questione ideale, it’s business, e sono sempre gli "amici dei Bush".
Anche i soldati in Iraq vengono festeggiati da chi guadagna sulla loro pelle.

Sarebbe ora di contestare Bush in quanto simbolo di coloro che vincono sempre, dato che siamo tutti dalla parte di quelli destinati alla sconfitta, di fronte a questo sistema bloccato da decenni, la questione politica vera è a molto a più monte di quanto appaia ad uno sguardo superficiale.

La logica ammette la possibilità che, comunque, i destinati alla sconfitta possano sovvertire le previsioni, certamente occorre avere chiaro in mente come sia fatto l’avversario, e quale sia il punto della questione.